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L’arrivo alle Meteore

#6 Da Ioannina alle Meteore

Giorno 8: Chrisomilia – Kalambaka

(km 29, dislivello +240/-900)

Chrisomilia - Kalambaka

È l’alba dell’ultimo giorno. Settima tappa di questo cammino nato in un pomeriggio di giugno, scarabocchiando dei nomi di paesi che mai avevo sentito nominare prima e che ora sono indissolubilmente legati a persone, incontri, luoghi precisi e peripezie. È incredibile quanto viaggiare materializzi i pensieri e renda i luoghi geografici, luoghi della mente. A distanza di anni, ricordo con precisione tutti i posti che ho visitato, magari non ogni singolo monumento o cose da vedere ma dei piccoli particolari che mi riportano al momento del viaggio.

Metto il naso fuori dalla tenda come sempre molto presto, accendo il fornelletto e inizio a prepararmi la colazione. Mi accorgo che nel giardino della casa a fianco è apparsa una donna che mi osserva tra lo stupito e il preoccupato. Barbotto qualcosa a metà strada tra l’inglese e la lingua dei segni, facendole capire che di lì a poco avrei tolto il disturbo. Si fida, credo, perché rientra in casa senza chiamare i rinforzi. Mangio la mia sbobba energetica, mentre osservo le capre della vicina che allungano il corpo e la testa a raggiungere i germogli freschi delle piante. Come sempre prima di partire, do un’occhiata al percorso di giornata: sembra una tappa piuttosto semplice anche se lunga. In effetti tra Chrisomilia e Kalambaka c’è una sola dorsale montuosa alta circa 1.500 metri, che non valicherò ma aggirerò percorrendo il lato destro del greto del fiume Klinovitikos.

Capre del giardino

Mi metto in marcia dopo aver caricato l’acqua alla fontana del paese e scendo attraverso una strada sterrata secondaria che in poco meno di sei chilometri mi porta direttamente all’incrocio per Glikomilia e Kleinos. La giornata è nuvolosa e per un momento i verdi pascoli pieni di pecore contro il cielo grigio richiamano alla mente panorami irlandesi. Prendo la deviazione sulla destra per Glikomilia e dopo circa due chilometri, superato un ponte su un piccolo corso d’acqua, devio sulla strada forestale a sinistra senza salire verso il paese delle mele dolci.

Qui inizia un lungo percorso in saliscendi che costeggia il fiume. Il greto in secca è molto largo e la strada rimane sopraelevata. È sempre ben visibile e chiara da seguire, gli unici punti critici sono quelli in cui i corsi d’acqua che vengono dalla montagna tagliano il sentiero. In piena estate, tuttavia, sono secchi per cui bisogna solo fare attenzione a dove si mettono i piedi. Me la prendo comoda, fermandomi di tanto in tanto a sgranocchiare qualcosa e ripensando a tutta la strada fatta nei giorni precedenti e agli incontri che il destino mi ha riservato, così intensi e genuini.

Fiume Klinovitikos

Dopo circa un’ora e mezzo di cammino, la strada devia allontanandosi dal fiume e risale la piccola collina, lembo settentrionale di questi ultimi rilievi montuosi. Qualche centinaio di metri più su, il primo segnale di civiltà è la piccola chiesa di Santa Paraschiva dalla quale inizia la strada asfaltata che porta al paesino di Krya Vrysi, mia ultima tappa prima del gran finale. Risalgo lentamente la dolce dorsale che porta in cima al villaggio, posto proprio su un piccolo cucuzzolo. È un paesino molto tranquillo: ci sono pochissime persone in giro, d’altronde sono le tredici passate e il caldo è inclemente. Siamo ormai prossimi alla piana della Tessaglia, conosciuta per essere la zona della Grecia più rovente che può facilmente superare i 40° per diversi giorni consecutivi. In effetti solo due settimane prima del mio arrivo, a Kalambaka si erano toccati i 43°C. Per fortuna l’onda di calore è passata, ma è pur sempre agosto! Non mi posso certo aspettare temperature fresche.

Capre on the road

Percorro le ripide vie del paese pensando che probabilmente la piazza possa essere in cima. Non so perché sia così tremendamente attratto dalle salite: anche quando sono stanco e provato, davanti a una salita provo sempre un forte istinto di percorrerla e vedere dove porta. Sarà masochismo! Diciamo che spesso l’istinto o il caso ci azzeccano e anche stavolta è così. Arrivato al limitare del paese vedo la chiesa ma non noto né la piazza né tantomeno l’agognata taverna che già stavo pregustando stesse preparando il mio lauto pranzetto. Solo un gruppo di ragazzini che sta giocando sotto l’ombra degli alberi in un cortile. Li saluto e poco dopo esce una ragazza, avrà all’incirca la mia età. Si chiama Maria, parla molto bene inglese. Mi dice che a Krya Vryisi non ci sono taverne, mi invita a sedermi in cortile e mi porta dell’acqua con limone. Mi disseto e inizia a chiedermi chi sono, da dove vengo e come sono capitato in quel villaggetto in cima al monte. I ragazzi fanno mille domande. Racconto che sono partito otto giorni prima da Ioannina, che sono arrivato fin lì a piedi per raggiungere le Meteore. Maria traduce per i ragazzi: il più piccolo di loro, un bambino che avrà avuto ad occhio sei o sette anni, mi fissa sgranando gli occhi e si fa il segno della croce. È un gesto così spontaneo che un po’ mi diverte e un po’ mi commuove. Per pochi secondi, credo di essere stato il suo supereroe.

Foto di gruppo con la famiglia di Maria

Ci raggiunge anche Ioannis, il marito di Maria, vivono ad Atene e tre dei ragazzi lì presenti sono i loro figli. Lui è originario di Krya Vrysi e per quei vicoletti ci è cresciuto, mi racconta che il nome del paese significa “rubinetto freddo” perché ci sono molte fonti su quei monti. Sentendo tutto quel brusio, a un certo punto dalla casa vicina si affaccia Popi, una signora sulla sessantina con un viso simpaticissimo. Maria le racconta del viandante affamato, arrivato a Krya Vrysi in cerca di cibo. Popi mi guarda, si batte la mano aperta sul petto e dice qualcosa che suona come un “Stai tranquillo. Ci penso io!!”. Passano pochi minuti e trovo il tavolo del cortile apparecchiato, Popi esce ed entra da casa portando nell’ordine: feta fresca condita con olio e origano, tzatziki fatto in casa da lei e peperoni ripieni di riso e verdure (che qui si chiamano yemista). Il pranzo migliore di tutti quelli finora fatti in questo viaggio: è tutto delizioso! Lo tzatziki, in particolare, è veramente il più buono che io abbia mai mangiato. Ne metto abbondanti cucchiaiate sul pane fresco e affondo i denti in quella crema sublime.

Yemista Grecia
Le yemista
Con Popi

Quando mi sono ristorato, i ragazzi si sono tutti ritirati per il pranzo. Sono rimasti solo Maria, Ioannis e il loro figlio più grande. Ioannis mi chiede se voglio andare a vedere le Meteore dal punto più panoramico del paese. Non me lo faccio dire due volte e, insieme al figlio, ci dirigiamo verso l’ultima altura da cui si domina tutta la piana. Quando ci arriviamo, dopo un sentiero di circa quindici minuti, la vista che si apre da quel balcone naturale mi lascia a bocca aperta. Eccole! Lì in fondo, davanti ai miei occhi, si ergono maestose quelle rocce scure che sembrano uscite dal ventre della Terra. Sui cucuzzoli di alcune di queste si vedono abbarbicati i monasteri, emblema di tutta la Grecia per la loro sacralità e per la posizione che sfida le leggi della fisica! È stupendo…e vederle per la prima volta da un punto così privilegiato da cui si apprezza tutto il complesso, è ancor più stupefacente.

Krya Vrysi viewpoint

Torniamo al cortile, ricarico l’acqua e mi sento talmente carico di energia che non vedo l’ora di ripartire. La meta è vicina, la tocco ormai!! Saluto Maria e la sua famiglia, abbraccio Popi e la ringrazio portando una mano sul cuore come mi hanno insegnato i miei amici tagichi. Concludere il trekking con questa tappa è stato veramente emblematico di quanto l’accoglienza abbia giocato un ruolo fondamentale nella sua riuscita.

Percorro le strade in discesa che da Krya Vrysi portano verso la pianura e in poco più di un’ora sono a Diava, ultimo baluardo prima del fiume Peneo che segna il confine tra la zona montuosa e quella di pianura della Tessaglia. Svolto sulla strada principale e in lontananza vedo le sagome scure delle Meteore. Ancora non ci credo…

Quando finalmente raggiungo il ponte sul fiume Peneo, sono talmente euforico che non sento più neanche la fatica. Voglio che qualcuno immortali quel momento ma non c’è anima viva. Alzo il pollice, non voglio un passaggio, solo qualcuno che mi faccia una foto. Dopo poco si ferma una coppia che mi chiede dove voglio andare, gli spiego che sono arrivato. Non voglio andare da nessuna parte, arrivo a piedi da Ioannina e vorrei solamente immortalare quel momento. Scende la ragazza che mi scatta la foto, incrocio le bacchette sopra la testa: ce l’ho fatta!!

Arrivo a Kalambaka
Arrivo a Kalambaka

Attraverso il ponte sotto il sole che picchia forte, sono a Kalambaka, la città all’ombra di quei mastodontici massi scuri quasi soprannaturali. Cerco il mio ostello, lo trovo, mi butto a terra in giardino in cerca di un po’ di frescura. Domani visiterò i monasteri ma ora mi godo quel momento di felicità assoluta, che dura un soffio ma è il motivo che mi spinge a viaggiare!

Gatto alle Meteore

Conclusioni: consigli e attrezzatura per affrontare questo trekking

Grazie a tutti di essere arrivati fin qui! È stato un viaggio meraviglioso, arrivato al termine di un periodo della mia vita complicato e di grande cambiamento. Aver avuto la possibilità di camminare nella natura maestosa, immergermi nei miei pensieri e ascoltarmi profondamente, è stato parte del percorso di cura che ho intrapreso.

Come avete potuto leggere, non è stato un cammino scevro di difficoltà e imprevisti. In qualche modo fanno parte del viaggio e qualsiasi esperienza di questo tipo non si può dire tale se non bisogna far fronte a qualche inconveniente. Mi sento però di sconsigliare di affrontare questo trekking a persone che non abbiano un’adeguata preparazione sia fisica che mentale. Sono circa duecento chilometri (sulla carta 180km, ma considerate sempre errori di strada, vie senza uscita ecc.), con un dislivello totale di 6.000 metri di ascesa e altrettanti di discesa. Dovrete essere allenati fisicamente per percorrere non meno di venticinque chilometri di marcia al giorno, consci che spesso potrete contare solo su voi stessi e sulle vostre capacità di sopravvivenza. Non percorretelo quindi, se siete abituati a trekking giornalieri ben segnalati in montagna ma non avete esperienza di orientamento con mappe (digitali e cartacee), se non avete un minimo di esperienza di trekking di più giorni con tenda, cibo e tutto il necessario al seguito.

Nello stesso tempo non spaventatevi: se avete un po’ di dimestichezza con quanto sopra esposto, ce la farete! Io non sono un super-eroe del trekking. Anzi, era la mia prima esperienza in totale autonomia. Avevo già fatto trekking di più giorni ma su quei cammini ben segnalati in cui la sera si possono trovare strutture per pernottare. Era la prima volta che ne affrontavo uno con tenda e cibo al seguito. Ho però un’ottima resistenza fisica sotto sforzo e riesco a trasportare parecchi chili di peso sulle spalle.

Il mio zaino era decisamente troppo pesante, tornassi indietro avrei risparmiato almeno 3kg di cibo e vestiti in quanto, come avete potuto leggere, tutte le sere è praticamente possibile trovare da mangiare senza dover cucinare. Basterà quindi avere scorte per colazione e per pranzo. Considerate che potrete anche comprarlo poco per volta lungo la strada. Sicuramente non dimenticate alimenti e integratori energetici e di sali minerali.

Lo zaino pesava 14kg scarico di acqua, quindi arrivava anche a 17kg a pieno carico (tre litri di acqua). Considerando che il mio peso è di circa 70kg, vi renderete conto che ero sovraccarico e questo non ha agevolato il cammino. Purtroppo avevo dovuto portare qualche vestito “di troppo” in quanto dopo il cammino, il viaggio è continuato per altri otto giorni con i mezzi pubblici per cui avevo bisogno di vestiti “civili” oltre a quelli da trekking.

Qui una lista di quanto inserire nello zaino, strettamente necessario allo svolgimento del trekking:

  • Tenda ultralight – la mia pesava 1,2kg. Una tenda economica, considerando che viaggiavo in piena estate senza grandi rischi di piogge (ma ovviamente può piovere!)
  • Materassino – qui mi sono affidato a Decathlon con un materassino gonfiabile TREK700 AIR SHORT (peso 360gr) – ho optato per la versione corta. Questa QUI
  • Sacco a pelo ultralight – anche qui meglio optare su sacchi a pelo compatti. Non serve un sacco a pelo resistente a basse temperature. Io ho utilizzato il Forclaz TREK500 10° di Decathlon (peso circa 850/950gr secondo la taglia) QUI
  • Fornelletto da campo con cartuccia gas, padellino e stoviglie. Io ho acquistato un set completo della marca Odoland, si trova su Amazon QUI (la cartuccia va comprata a parte e suggerisco di comprarla a Ioannina, in quanto non trasportabile sull’aereo)
  • Camel Bag e Borraccia: la camel bag di Decathlon da 2 litri (QUI) va benone, integrata con una borraccia da un litro. Importante abbiate sempre non meno di tre litri d’acqua con voi. In piena estate, sono necessari e a volte nemmeno sufficienti ma quasi sempre potrete ricaricarla
  • Sali minerali: io scioglievo tutti i giorni due bustine di potassio/magnesio nella camel bag. Ci sono diversi prodotti in commercio. Suderete tanto per cui, comprateli!
  • Cibo energetico: io avevo barrette energetiche (tipo Enervit), i gel energetici che danno carica per circa tre ore (ottimi quelli di Decathlon QUI), per colazione avevo un mix fatto da me tipo granola con frutta secca, avena, semi misti e miele. Per pranzo: cibo in scatola tipo insalate di tonno con legumi. Per cena: creme liofilizzate in busta, sono la cosa più veloce da preparare e un pasto caldo al giorno è sempre necessario.
  • Power Bank: indispensabile. Io ne avevo una da 20.000mA con pannello solare per ricarica. Riuscirete comunque a ricaricare nei paesi ma meglio avere sempre una batteria di back-up
  • Vestiti: se partite d’estate, portate il minimo indispensabile. Vi servirà ben poco perché fa sempre caldo, anche di sera. Se possibile privilegiate sempre abbigliamento tecnico: un paio di pantaloni corti e un paio lunghi. Due/tre magliette da trekking. Due/tre paia di mutande in tessuto tecnico che si asciugano velocemente. Cappello o bandana (fondamentali!!), occhiali da sole. Una giacca leggera e un k-way impermeabile in caso di pioggia. Calze doppio strato da trekking. Direi che non vi serve altro!
  • Bacchette per camminare: avendo tanto peso sulle spalle, per me sono indispensabili per bilanciare bene il peso e poter evitare che tutto il carico gravi sulle ginocchia. Io ho usato queste di Decathlon: QUI
  • Farmacia da viaggio: non sarete dispersi per giorni interi ma nello stesso tempo, non ho visto farmacie nei paesini di montagna per cui partite attrezzati con una farmacia da viaggio “base” con antipiretici, spray antinsetto, antinfiammatori ecc. Importantissimo: non dimenticate i cerotti per le vesciche tipo Compeed. Io prendo sempre la scatola mista delle farmacie Lloyds QUI. Contiene tre tipi di cerotto di forma e dimensione diversa. Portatevi anche delle garze o cerotti di stoffa ritagliabili per “coprire” i compeed ed evitare che si attacchino alle calze una volta posizionati sulla ferita/vescica. Si possono fare più danni così che non mettendo niente…
  • Mappa cartacea: le migliori mappe cartacee per trekking in Grecia sono quelle edite da Anavasi, stampate su carta plastificata antistrappo. Link QUI
  • Sacco coprizaino antipioggia: di solito in dotazione con gli zaini da trekking

Infine due parole sul periodo dell’anno in cui affrontare questo cammino:

  • Inverno: sconsiglio di affrontare questo cammino dalla seconda metà di Novembre fino alla prima metà di Aprile. Come avete letto, si superano quote oltre i 2.000m per cui l’innevamento è assicurato.
  • Maggio/Giugno + Settembre/Ottobre: sono sicuramente i mesi migliori per camminare. La primavera è un tripudio di fiori e profumi, la fine dell’estate e l’autunno ti conquistano con i loro magici colori. Sicuramente le temperature sono migliori e servirà una giacca un po’ più pesante per la sera
  • Luglio/Agosto: devo ammettere di essere stato fortunato. Solo pochi giorni prima del mio cammino, sul Mediterraneo si è abbattuta un’onda di calore (record di caldo a Siracusa con 48°C) che ha portato temperature roventi anche nel nord della Grecia. Quando ho viaggiato io, in pianura le temperature erano “scese” a 35/37°C mentre in montagna si stava bene. Considerate comunque che se vi andasse male e doveste capitare nel bel mezzo di un’ondata di calore eccezionale, sarebbe assolutamente sconsigliabile affrontare il trekking. A me è andata bene…ma il sole allo zenit picchia duro!

Se avete domande, sentitevi liberi di scrivermi e…buon cammino!

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